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Vittime in bicicletta individuare i punti neri

02-04-2009

Fonte: La Nuova Ferrara, 27/03/2009

Due morti in bicicletta in dieci giorni e per di più a Ferrara. Di certo la notizia non può passare sotto silenzio. In primo luogo perché ci ricorda il triste primato del nostro paese, dove si muore più sulle strade urbane che in quelle extraurbane in totale controtendenza rispetto agli altri paesi europei; e, dove, sempre nelle città, un morto su due è da ascrivere all'utenza non motorizzata, ovvero è un ciclista o un pedone. Di questa emergenza nazionale si è accorta anche la Consulta nazionale della sicurezza stradale che ha individuato questo tema come quello centrale e prioritario da affrontare.
Ma la notizia non può passare sotto silenzio anche perché avviene a Ferrara, ovvero la città simbolo italiana di una mobilità più consapevole e intelligente. Purtroppo non è possibile ritenersi immuni dal problema per il solo fatto che la cultura della ciclabilità abbia così largamente attecchito. Lo dimostra il fatto che i due punti in cui ci sono state le due vittime erano già segnalati come pericolosi dai cittadini e dall'associazione Amici della Bicicletta Fiab.
Gli incidenti non avvengono mai per caso. Se è vero che ogni incidente è causato da un errore umano, è anche vero che il sistema stradale deve essere costruito per ridurre/annullare le conseguenze degli errori, così come previsto ad es. dalla normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Una ciclabile che finisce nel nulla e un attraversamento in una corsia di accelerazione sono intrinsecamente luoghi insicuri che devono essere protetti.
È vero che a Ferrara l'abitudine a vedere ed incontrare biciclette porta ad una autoregolamentazione del traffico per cui il numero di incidenti è percentualmente inferiore rispetto a città in cui il ciclista è ancora considerato un alieno (da ricerche fatte risulta che superando il 15-20% di composizione modale di traffico in bicicletta, si abbatte il numero di incidenti per tutti i mezzi). Così come anche è probabile, per lo stesso motivo, che la maggior parte degli incidenti possa essere causato da conducenti non del posto. Ma anche per questo le responsabilità verso i cittadini ed i ciclisti e pedoni in particolare sono se possibile ancora maggiori.
Naturalmente non occorre inventare niente. Un piano della sicurezza stradale ben fatto permette di individuare i punti neri (come quelli in oggetto) e proporre le soluzioni per ridurli se non eliminarli. Facile dire altresì che nei punti di conflitto basta studiare soluzioni che riducano la differenza di velocità tra i mezzi concorrenti per abbattere il rischio: tra un impatto a trenta all'ora ed uno a cinquanta c'è la stessa differenza come tra il cadere dal primo piano di una casa o dal terzo piano.
Da tutto questo credo debba e possa venire un'ulteriore spinta a intervenire risolutamente per individuare ed eliminare le ancora persistenti aree di rischio e cercare di corrispondere a quello che in tutt'Italia si pensa di Ferrara: un punto di riferimento da imitare.

Edoardo Galatola Responsabile Sicurezza Fiab